Lanzarote, paradiso lunare

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stefmas82
view post Posted on 8/9/2011, 18:41




Lanzarote è la quarta isola, come dimensione, dell’arcipelago delle Isole Canarie, la più piccolo tra quelle solitamente frequentate da turisti stranieri e più densamente abitate (Tenerife, Gran Canaria, Fuerteventura e, appunto, Lanzarote; le altre tre isole maggiori, La Palma, El Hierro e La Gomera, iniziano comunque oggi ad essere scoperte anche dai non residenti…).
E’ un’isola davvero caratteristica e particolare, che vale davvero la pena di essere visitata e vissuta!

Il clima è mite, come nelle altre isole canarie, e il caldo è sempre mitigato da forti venti, a volte accompagnati dalla sabbia del deserto sahariano.


Appena scesi dall’aereo, lo spettacolo è incredibile: sembra di essere atterrati su un altro pianeta! Il paesaggio è colorato di rosso e di nero, e dalle distese di ciottoli di pietra lavica spuntano ordinati i cactus e le palme, che adornano le rotonde e le strade dell’isola. In pochi minuti di taxi dall’aeroporto siamo arrivati a Puerto del Carmen, dove abbiamo alloggiato.



L’appartamento (Apartamentos Las Palmeras) si trova vicinissimo al mare, ed è molto carino e curato. Dopo aver sistemato le cose siamo andati a fare un giro per procacciarci i primi rifornimenti e dare un occhio alla città. Sul lungomare ci sono molti negozi di souvenir (che però sembrano fatti in serie, tutti con gli stessi oggetti…) e un bel po’ di locali di vario genere, dai ristoranti etnici a quelli di cucina tipica (almeno stando alle insegne :P). Non abbiamo trovato subito un supermercato (che poi abbiamo scoperto essere vicinissimo all’hotel, ma in una strada parallela a quella da noi fatta), ma abbiamo trovato comunque di che rifocillarsi.
L’impatto con la spiaggia è stato subito molto positivo: Playa Grande (così si chiama la spiaggia di Puerto del Carmen) è una lunga distesa di spiaggia sabbiosa, con possibilità anche di noleggiare lettini, ombrelloni e pedalò… Ci ha subito colpito la tranquillità di questa spiaggia, soprattutto la mattina, quando fino a mezzogiorno la spiaggia è semi deserta, il vento meno insistente, e il mare comunque splendido, calmo e trasparente. Nel pomeriggio la spiaggia è un po’ più affollata, anche se non ha niente a che vedere con quelle a cui siamo abituati noi fiorentini in Versilia.

Il secondo giorno ci siamo spinti, a piedi, al confinante Los Pocillos e all’omonima spiaggia, a cui si arriva semplicemente seguendo il lungomare. La spiaggia è bella, ma non riparata dai venti, che sollevano la sabbia e disturbano anche se si sta distesi o seduti sulla spiaggia stessa. Dopo non molto tempo ci siamo quindi decisi a tornare alla nostra Playa Grande.

Dal terzo giorno abbiamo ritirato l’auto che avevamo noleggiato con Cicar direttamente dall’Italia. Il prezzo era di poco superiore ai 100 euro per 4 giorni, tutto incluso e soprattutto senza alcuna franchigia per l’assicurazione. A posteriori l’isola è piena di autonoleggi locali che si fanno concorrenza, e quindi forse si riesce a risparmiare qualcosa prenotando in loco, ma non sono molti quelli che offrono franchigia nulla (anzi, non ne ho visti nessuno, o almeno nessuno la pubblicizzava… tenete conto che però, avendo già prenotato, non abbiamo cercato tanto).
L’esperienza con Cicar (che abbiamo utilizzato anche a Fuerteventura) è stata abbastanza positiva: tutte e due le volte avevamo prenotato una Opel Corsa del 2011, e ci hanno dato due Opel Astra, una Diesel e una Benzina, entrambe con quasi 100000 km ma in buono stato (anche se con qualche piccolo difetto in una guarnizione dello sportello posteriore la prima e con il paraurti frontale danneggiato la second). La benzina poi costa circa 1 euro, con il diesel che va intorno a 0.9, quindi rispetto a fare il pieno in Italia si risparmia un bel po’… Sarà per questo che tra due isole, in 12 giorni, abbiamo fatto 1700km? :P

Con l’auto ci siamo recati subito ad Arrecife, capitale dell’isola. E’ una città vera e propria, molto meno turistica rispetto alle altre località sulla costa, ma ha comunque qualche cosa di interessante da vedere: il castello di San Gabriel era una fortezza raggiungibile con un camminamento in pietra sull’acqua dalla terraferma (interrompibile mediante un ponte levatoio) da cui la città veniva tenuta sotto controllo dalle invasioni di eventuali aggressori. Un altro gioiello della città, che però abbiamo scoperto solo l’ultimo giorno, quando ci siamo tornati, è Playa de Reducto, spiaggia dalla sabbia bianca molto bella e riparata, in cui il mare, nel pomeriggio, si ritira e lascia una lunga striscia di bagnasciuga con acqua bassa, in cui potersi stendere e rilassarsi. Ovviamente il tutto con l’acqua cristallina e la sabbia chiara tipica di quest’isola.
Sempre ad arrecife merita una visita anche El Charco, una zona in cui il mare rientra verso il centro della città formando una laguna attorno a cui sono presenti qualche ristorante e un paio di locali.
Qui abbiamo scoperto una cosa tipica delle Canarie, che nei posti turistici non si avverte: alle 14 i negozi chiudono, ed inizia la siesta, che solitamente dura fino alle 17. E non viene fatta solo dai piccoli esercizi, ma anche dai centri commerciali e dai grandi supermercati. Questo rende ovviamente un po’ più complesso trovare qualcosa da fare nelle ore più calde della giornata, quando è sconsigliabile stare sulla spiaggia, ma è una prerogativa delle zone non turistiche, quindi non crea troppi problemi.



La Fundacion Cesar Manrique è diventataun museo dopo la morte dell'artista, che ha perso la vita nel 1992 a seguito di un incidente stradale. Manrique ha influenzato tutta l'architettura e l'urbanistica dell'isola (fa eccezione la sola Arrecife) e questa casa rappresenta il sunto della sua opera e della sua idea. Tutto qui è forma e integrazione con la natura e con l'ambiente circostante, qui le pareti bianche contrastano con il rosso e il nero del paesaggio vulcanico, e i giochi d'acqua rendono il posto magico. Contrariamente all'impressione che avevo avuto vedendo i lavori di Gaudì a Barcellona, questa casa è molto funzionale, si vede che tutto, oltre che come espressione artistica, è studiato per essere vissuto, non solo visto, dal barbecue ai divani, al laghettocon una piccola cascata. Tutti gli ambienti di origine vulcanica sono stati, nel sotterraneo, trasformati in stanze che valgono davvero la pena di essere viste.


Il giorno successivo, mentre tornavamo verso Puerto del Carmen, ci siamo fermati a Puerto Calero, pasino vicino in cui attraccano yacht e grosse barche che vengono a visitare l'isola. Si ha un grazioso pontile, costeggiato da deliziosi ristorantini di pesce e da eleganti negozietti, e le grosse barche fanno bella mostra di se. L'acqua, a dispetto del porto, è chiara e frequentata da grossi branchi di pesci. Ovviamente non è Montecarlo, ma è lo stesso una passeggiata gradevole :)

La seconda località turistica dell'isola, dopo Puerto del Carmen, è Costa Teguise. A pochi chilometri da Arrecife, anche questa località è piena di negozi e locali tra cui passeggiare. E' formata da 5 spiagge sabbiose molto grandi e spaziose, anche se a mio parere più brutte di Playa Grande.
Il venerdì sera si tiene a Costa Teguise un mercatino dell'artigianato abbastanza carino, e la piazza e le strade circostanti si popolano di turisti e di locali aperti fino a tardi. Il consiglio però è di non indugiare troppo nello shopping, perché l'isola offre altre occasioni a prezzi migliori la domenica mattina, quando si tiene il mercato di Teguise : questo mercato è davvero grande, e richiama turisti e visitatori locali da ogni parte dell'isola (e vengono addirittura organizzati dei tour dalla vicina Fuerteventura). Se arrivate in macchina, come noi, potete parcheggiare in uno dei tanti posteggi disponibili a pagamento (un paio di euro per tutta la mattinata) e poi tuffarvi in mezzo a banchi e banchetti. Qui si trovano gioielli e bigiotteria (soprattutto dell'onnipresente pietra lavica e di Olivina, tipica pietra di Lanzarote), artigianale o meno, prodotti tipici per il corpo all'Aloe (dal burro di cacao alle creme, ai saponi), magliette e souvenir vari, oltre che cibo a tanto altro. Gli abitanti locali organizzano anche piccole bande che suonano musica di Lanzarote, vestiti nei caratteristici abiti di queste isole. Un'esperienza da non perdere!

Devo dire che noi abbiamo davvero apprezzato lo shopping in questo mercato: prezzi bassi, ottima scelta e prodotti caratteristici!



Ma l'attrazione che più di tutte ci ha colpito è stata il "Jameos de Agua": un Jameos è un tunnel (in questo caso di origine vulcanica) il cui tetto è crollato, lasciandolo a cielo aperto. In questo tunnel la particolarità è che il tetto è crollato solo in parte, e nella parte intatta c'è una splendida pozza d'acqua davvero suggestiva. Non appena si scendono gli scalini ci si trova di fronte a questa grotta piena di acqua cristallina, davvero suggestiva! Attraversando il piccolo passaggio accanto alla pozza d'acqua lo spettacolo è suggestivo. In
questa pozza vive una specie di piccolo granchio unica al mondo, minacciata purtroppo dall'inciviltà delle persone, che buttano monetine nello specchio d'acqua, alterandone lo stato chimico.

Ai bordi dello specchio d'acqua sono stati realizzati un ristorante e un bar, che la sera nei weekend organizzano un aperitivo davvero suggestivo (anche se purtroppo non ci siamo stati). Oltre il ristorante sono presenti altri scalini, ricavati nella roccia, che portano a una bella piscina realizzata da Manrique, e intorno è stato realizzato un piccolo museo sull'attività vilcanica delle isole (non troppo interessante). che dire, il Jameos vale veramente la pena!!!
Gli 8 euro spesi sono ampiamente ripagati! Tanto che ci è dispiaciuto non visitare “Cueva de Los verdes”, un percorso che si snoda per un paio di chilometri nel sottosuolo tra grotte vulcaniche.

Tornando verso il sud abbiamo visitato anche il “Jardin de Cactus” (5€), un bel giardino in cui sono raccolte centinaia di specie diverse di queste belle piante grasse, alcune davvero grandi e interessanti.Il giardino è organizzato a cerchi su vari livelli, e nel mezzo sono presenti piccoli ruscelli e ponticini che ne fanno quasi un parco, divertente da percorrere a piedi. In fondo al giardino è presente anche un mulino a vento restaurato, che può essere visitato, simile a quelli che in passato venivano usati per macinare il miglio tostato o il mais per ottenere il “Gofio”, una farina tipica delle Canarie che viene usata praticamente in tutte le preparazioni culinarie di queste isole.


Una delle cose che invece abbiamo rimpianto è il "Mirador del Rio". Per ben due volte ci siamo recati fino all'estremità nord dell'isola per godere della splendida vista che, si dice, sia una delle più belle di Lanzarote, ma purtroppo entrambi i giorni abbiamo trovato nebbia (una volta il pomeriggio, una volta la mattina) e vento forte. Abbiamo comunque fatto una passeggiata vicino all'entrata, dove una stradina che si avventura lungo il costone roccioso permette di ammirare, anche tra la nebbia, "La Graciosa", ma sono convinto che se fossimo potuti scendere nel punto d'osservazione creato da Manrique in un giorno limpido lo spettacolo sarebbe stato incredibile! Se siete più fortunati di noi, il costo era di 4.5€, e all'interno dovrebbe essere presente anche un bar, da cui si gode di un panorama meraviglioso.

Nel pomeriggio del secondo tentativo fatto per il mirador siamo andata a "Yaiza", villaggio situato a sud di Lanzarote, che ha vinto più di una volta, almeno secondo la nostra guida, il titolo di paesino più bello di tutta la Spagna! A dire il vero non ci ha fatto una grandissima impressione (complice l'incavolatura di qualcuno per problemi alla macchina fotografica a causa della sabbia del giorno prima :P), ma è comunque vero che l'architettura del villaggio è particolare, ed è stata fonte di ispirazione per Manrique, che l'ha diffusa in tutta Lanzarote. In passato la cittadina è stata semidistrutta dalla grande ultima eruzione del vulcano "Timanfaya", ma oggi non se ne vedono gli effetti. Passando abbiamo visto anche il ristorante La Era, che la nostra guida indicava come elegante ristorante creato e disegnato da Manrique stesso.

Da "Yaiza" si può dirigersi verso il malpais, come lo chiamano qui, il territorio arido e vulcanico dove si coltivano le viti. Nella valle de "La Geria" lo spettacolo è incredibile: il terreno è inospitale e coperto di sabbia vulcanica, nella quale gli abitanti hanno creato delle conche nelle quali mettere le viti, una per ogni conca. Ogni conca è attentamente riparata da un muretto di rocce laviche, a forma di ferro di cavallo. L'impressione è quasi quella di una struttura artistica, piuttosto che di una coltivazione. Da queste viti nasce un'uva molto particolare, per la composizione del terreno, e si produce un Malvasia dolce molto buono.
Lungo il malpais si trovano diverse botteghe che vendono vino o organizzano escursioni ai vigneti: noi ci siamo fermati a "El Grifo", consigliato dalla nostra guida e "bodega" più antica delle Canarie. Devo dire che il vino ci è piaciuto molto :)


Il giorno successivo siamo stati al "Parco nazionale del Timanfaya", e lo spettacolo non ci ha deluso!!! All'entrata del parco nazionale una stradina si avventura in un paesaggio surreale, sembra di essere in un dipinto di Dalì. La pietra lavica secca ai bordi della strada riporta ancora le forme solidificate del magma che eruttò dal vulcano più di 200 anni fa, e sembra di muoversi in uno scenario di un altro pianeta!!! Dopo poco si trova un punto di osservazione, da cui si possono scattare alcune foto (se si resiste al vento forte) e da cui partono anche i giri sui dromedari alle pendici del vulcano! I dromedari sono equipaggiati con un doppio sedile, in cui due persone si siedono una da una parte e una dall'altra della gobba (eventualmente con un bambino in mezzo) e ci si avvia per le pendici del monte! Purtroppo non abbiamo fatto il giro :(
Poco più avanti, senza alcuna segnalazione decente (tanto che lo abbiamo superato per poi tornare indietro... ) si trova l'ingresso che porta all'"Islote de Hilario", dove si trova un ristorante e da dove parte il piccolo bus che porta lungo tutto il percorso intorno ai crateri del timanfaya, fino in cima. Il percorso è spettacolare: si vedono crateri e strapiombi, e si possono osservare i canali dove scorreva la lava, e i tunnel crollati, il tutto con una audio guida che racconta la storia della grande eruzione. Anche il ristorante è interessante: negli 8 euro sono inclusi, oltre all'accesso, il giro in autobus e una dimostrazione della forza del vulcano; i tre fenomeni mostrati sono la paglia che si incendia se buttata in una buchetta di non più di 4 metri di profondità (in cui la temperatura già supera i 300°C), dei Geyser che si sprigionano buttando dell'acqua in alcuni tubi piantati nel terreno e soprattutto un grill posto sopra un pozzo vulcanico, dove la carna(degli spiedini nel nostro caso :P) viene grigliata e cotta grazie al calore del vulcano, e rappresenta la più grande attrazione di questo ristorante.
Inutile dire che la visita vale senza dubbio il prezzo del biglietto!


L'ultimo giorno prima di andar via siamo andati nel sud dell'isola, a vedere le spiagge di Playa Blanca. Questa rappresenta il terzo polo turistico di Lanzarote, dopo Playa del Carmen e Costa Teguise. E' formata da alcune baie di spiagge sabbiose, in genere meno ventose che nel resto dell'isola. A Playa Blanca c'è anche un grazioso molo pieno di negozietti di souvenir e di ristoranti caratteristici.
Le spiagge sono chiare e molto belle, e il mare limpido, anche se sono più piccole e più affollate rispetto a quelle delle altre due località.
Poco distante dal molo c'è il porto, da cui partono i traghetti per Fuerteventura e per le escursioni per vedere il fondale marino o visitare la famosa Playa de Papagayo (che non abbiamo visto). E' qui che la mattina del giorno dopo siamo venuti a riconsegnare la nostra macchina e siamo saliti a bordo del Fuerteventura Express (12 euro a persona), da cui abbiamo dato un saluto a questa meravigliosa isola che è Lanzarote, e che ci ha portato, in 45 minuti, a Corallejo, porto turistico a nord di Fuerteventura... Ma questa è un'altra storia!
 
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