La scelta formativa importante incomincia dopo le scuole medie

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grandaniele
view post Posted on 13/12/2007, 00:48




I giovani oggi sono in grado di fare delle scelte formative dopo le scuole medie? Non sempre è così immediato e facile programmare a questa età la propria vita futura lavorativa. I cambiamenti sociali ed economici che sono successi in questi ultimi anni sono importanti e significativi.
La concorrenza commerciale è ormai globale, con l'avvento della Cina e India la competizione qualitativa è divenuta fondamentale. Avere occasioni lavorative senza una "preparazione adeguata" è ormai difficile, anche se si hanno le cosidette "conoscenze". Le competenze generiche e mediocri non pagano più nemmeno nel pubblico impiego (anche perchè conscorsi ce ne sono sempre di meno, come i posti liberi da ricoprire, visto i tagli programmatici).
Quindi importante capire fin da piccoli, o far capire da parte dei genitori e insegnanti, che le scelte dopo le medie sono prioritarie per i giovani.
La distinzione immediata tra un istituto professionale (geometra, ragioniere, operatore turistico, segretaria d'azienda, ecc) e tecnico ( perito meccanico, informatico, elettronico, agrario, ecc) contro un liceo classico, scientifico, linguistico è che i primi danno già delle qualifiche professionali importanti che permettono ai GIOVANI di trovare offerte di lavoro immediate. Infatti nonostante si creda che questi istituti siano "inferiori" ai licei non è affatto così. Le cognizioni tecniche che si apprendono sono superiori di molto a quelle dei licei, e non sono affatto più "facili" dei licei.
Licei che danno la possibilità si di apprendere cognizioni generiche più ampie ma nel concreto e pratico un giovane non è in grado di fare alcunchè: deve per forza di cose affrontare un percorso universitario. Percorso che deve essere valutato bene anche in ottica lavorativa. Perchè la società del nuovo millennio è sempre più rivolta alle qualifiche tecniche di altà qualità. Anche in settori in difficoltà come le lauree umanistiche ( lettere, filosofia, lingue, arte, giurisprudenza, ecc) a maggior ragione è necessario SPECIALIZZARSI e ECCELLERE in settori specifici.
A testimonianza di ciò basta verificare le offerte di lavoro spesso inevase di periti meccanici, informatici ed elettronici, o di geometri, ragionieri, periti agrari, ecc.
Questo per dire a voi giovani, insegnanti e genitori che le scelte scolastiche dopo le SCUOLE MEDIE sono quelle FONDAMENTALI per il futuro. Oggi molto più di ieri, perchè le possibilità lavorative per i LICEALI di entrare nel mondo del lavoro, come le banche, le assicurazioni, impiegati pubblici sono molto ridotte, se non quasi impossibili. Quindi insegnanti e genitori affrontate queste tematiche importanti per il futuro dei vostri figli e voi figli valutate bene cosa fare da ..grandi !!


 
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Eli85
view post Posted on 14/12/2007, 01:00




Sono d'accordo con te che la scelta della scuola superiore è un passo importante perchè inciderà fortemente sulla formazione dell'alunno e sul suo futuro scolastico (soprattutto se poi deciderà di frequentare l'università). E' anche vero che è difficile fare la "scelta giusta" a 13 anni. E non sono nè i genitori, nè i professori a dover scegliere per te, possono consigliarti, ma fino ad un certo punto, perchè alla fine è una scelta talmente personale che deve farla chi è interessato in prima persona.

Non sono d'accordo invece sul fatto che un liceo e un istituto tecnico /professionale diano la stessa formazione . Conosco persone che hanno frequentato istituti tecnici/professionali e il programma è molto più limitato. Gli istituti professionali sono mooolto diversi dai licei, proprio perchè si basano molto di più sulla praticità, e difatti organizzano soprattutto stage. Ma per quanto riguarda il semplice studio, davvero hanno dei programmi alquanto limitanti :unsure: Aver frequentato un istituto professionale ti limita moltissimo poi nell'università perchè spesso non si hanno le basi. Non dico poi che sia impossibile per uno studente di un professionale laurerarsi, dico solo che dovrà fare molta più fatica per abituarsi a determinati ritmi di studio a cui il liceo invece ti prepara bene. Gli istituti tecnici poi sono una sorta di via di mezzo tra le due cose. Ti danno una buona formazione, ma sono anche rivolti al lavoro. In questo senso forse sono i più equilibrati. Ed infine i licei sono le scuole rivolte a chi vuole frequentare l'università. Però faccio notare una cosA: è molto più probabile che uno studente liceale impari a lavorare (se decide di non laurearsi dopo il liceo..) piuttosto che uno studente professionale impari a studiare bene all'uni. Non è snobismo questo, è semplicemente un dato oggettivo. E' risaputo che i licei ti formano meglio dal punto di vista scolastico rispetto ad un professionale.. Ovvio che poi non si fa di tutta l'erba un fascio, è possibilissimo che uno studente professionale possa laurearsi e anche brillantemente, ma, in linea di massima, la maggior parte degli studenti che escono di lì non hanno inteznione di proseguire gli studi, e se lo faranno riscontreranno qualche difficoltà proprio perchè non abituati a ritmi di studio così pesanti... Al contrario chi esce dal liceo è praticamente certo che inizierà almeno l'università.. Che poi si laurei anche è un altro discorso :P
Però quello che voglio dire io è che: un liceo ti apre molte più possibilità. Ti prepara bene dal punto di vista formativo e, nel caso tu voglia continuare a studiare, avrai le basi adatte per poterlo fare. Se invece vorrai iniziare a lavorare potrai farlo, perchè fondamentalmente il lavoro si impara solo lavorando :P E qui ci sono poche scuole /università che possono insegnarlo... Mentre gli istituti professionali ti preparano al lavoro, ma ben poco all'università. Per questo li considero più limitanti. Poi è giusto che se uno non ha voglia di studiare possa diplomarsi in una scuola più leggera, ma bisogna essere coscienti che la preparazione rispetto ad un liceo sarà diversa.
 
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Joey Potter
view post Posted on 14/12/2007, 14:23




La differenza principale fra un Liceo e un Professionale, e parlo da ragazza che frequenta un professionale Turistico, è quello che potrai fare una volta lasciata la scuola!
Il liceo ti da un'apertura mentale tale da permetterti di frequentare un pò tutte le facoltà, ma ti limita sul lavoro, perchè hai fatto zero pratica!
Con il professionale puoi scegliere di frequentre una facolta relativa agli studi fatti fin'ora (ad esempio con il "professionale turistico" puoi andare a fare lingue, mediazione linguistica, scienze della comunicazione, storia dell'arte, diritto internazionale, ecc...) o puoi buttarti direttamente nel campo del lavoro!
 
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grandaniele
view post Posted on 16/12/2007, 14:06




sono daccordo con Joey Potter ( ti ricordo che per te esiste anche la possibilità della Facoltà di turismo) e ti lascio un link in merito:

http://www.alagoas.it/Formazione/formazione154.asp

Il liceo non sempre prepara meglio di un istiuto tecnico (ITIS). Da una preparazione generale, ma i programmi scientifci sono obsoleti, soprattutto in materie quali la matematica, fisica e chimica ( all'Itis si studia in maiera più approfondita anche l'informatica almeno nelle specializzazioi eltrronica e informatica). I periti meccanici, elettronici, informati, trovano lavoro subito, almeno quelli con i voti più alti).
Mentre un liceale oggi deve avere un "santo protettore" per trovare occasioni di lavoro. Senza laurea ( e conta anche il tipo di laurea) rischia di rimanere tagliato fuori dal mondo del lavoro.
 
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Eli85
view post Posted on 17/12/2007, 22:52




CITAZIONE (grandaniele @ 16/12/2007, 14:06)
Il liceo non sempre prepara meglio di un istiuto tecnico (ITIS). Da una preparazione generale, ma i programmi scientifci sono obsoleti, soprattutto in materie quali la matematica, fisica e chimica ( all'Itis si studia in maiera più approfondita anche l'informatica almeno nelle specializzazioi eltrronica e informatica).

Su chimica e informatica posso darti ragione, ma per quanto riguarda i programmi di matematica e fisica sono molto vasti e approfonditi. Del resto la maggior parte degli studenti che poi si trovano meglio nelle facoltà scientifiche vengono proprio dai licei.

Tu dici che i liceali rischiano di "rimanere tagliati fuori dal mondo del lavoro", ma trascuri il punto principale: se viene scelto un liceo c'è l'idea di continuare con l'università. Del resto è raro che dopo il diploma qualcuno del liceo non continui con gli studi universitari.

 
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Elbereth Incantus
view post Posted on 18/12/2007, 10:40




CITAZIONE
Del resto è raro che dopo il diploma qualcuno del liceo non continui con gli studi universitari.

anche perchè andrebbe a vivere sotto i ponti :lol:
dopo il liceo ci deve essere l'uni. oggi con la laurea hai probl ad inserirti nel mondo del lavoro..figuriamoci solo con il diploma liceale.

chi ha interesse lavorative si dedica a studi più pratici che gli permettono o che dovrebbero facilitarti l'ingresso nel mondo del lavoro.

il liceo ti dà un metodo di studio e una discreta preparazione poi con l'uni approfondisci il campo scelto.
la differenza c'è ed è reale. entrambi hanno i loro pregi e difetti.
 
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grandaniele
view post Posted on 19/12/2007, 20:41




infatti quello che dici è quello che penso anch'io: entrambi hanno i loro pregi e difetti.

Ma il livello di preparazione dei licei in materia scientifica non è così esaltante, visto che nella classifica PISA (non la città ma un test internazionale a cui partecipano ragazzi di tutte le nazionalità) sia molto indietro rispetto ai primi, finlandesi e paesi asiatici. E proprio nella scarsa capacità di saper risolvere problemi di applicazione delle conoscenze in matematica, fisica echimica. Questo comporta che abbiamo si una percentuale molto alta di diplomati ( sempre oltre il 90 %) ma poi molto alta è anche la percentuale di "abbandoni" al èprimo anno di università proprio nelle facoltà scientifiche.
 
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grandaniele
view post Posted on 2/2/2008, 10:50




in tema al mio topic vi riporto un articolo del quotidiano La Repubblica di questi giorni:

La trappola del primo anno record di bocciati al liceo

Oggi è l'ultimo giorno possibile per l'iscrizione alle superiori. Una scelta difficile per i 600mila ragazzi usciti dalle medie.

di Maurizio Crosetti

Si chiude oggi il conto alla rovescia per una delle decisioni più complicate della vita: dove iscrivere i ragazzi alle superiori, e magari perché. Un problema che riguarda 600 mila studenti. Anche perché i numeri forniti dall'Istat, dimostrano che un tredicenne su tre cadrà al primo ostacolo e non concluderà l'anno scolastico, oppure sarà bocciato. Il secondo tredicenne su tre, sempre secondo le statistiche, verrà invece promosso con riserva.

Tra i settecentoquindici incastri di quel sudoku che è la nostra scuola si è spalancato un immane spettro di possibilità che va dalla traduzione di Seneca alla guarnizione di una torta Saint Honorè, spaziando da Heidegger alla filettatura di una vite: pare che per trovare lavoro sia oggi più utile la seconda del primo (se ne può discutere), però non ditelo ai genitori dei tredicenni in cerca d'autore, cioè di professore.

Si chiude oggi il conto alla rovescia per una delle decisioni più complicate della vita: dove iscrivere i ragazzi alle superiori, e magari perché. Un problemone per 600 mila studenti. I numeri, impietosi non soltanto quando c'è interrogazione di matematica, dimostrano che un tredicenne su tre cadrà al primo ostacolo e non concluderà l'anno scolastico, oppure sarà bocciato. Se Tizio sbaglia in partenza, il suo amico Caio non ci rimette le penne ma quasi: il secondo tredicenne su tre verrà promosso con riserva, mettendo cioè nello zainetto (firmato) uno o più "debiti formativi", ovvero quell'invenzione lievemente ipocrita che serve a promuovere facendo finta di rimandare. Dei tre amici usciti dalle medie dodici mesi prima, solo il brillante Sempronio andrà in seconda con le proprie gambe. Difficile sostenere che un fallimento e mezzo su tre (Tizio, più mezzo Caio) non sia, in realtà, una bocciatura per l'intero sistema. Ed è anche la prova che ragazzi e famiglie non sanno come scegliere, e molte volte sbagliano.

"La mancanza di orientamento è la vergogna scolastica nazionale". Non cerca l'eufemismo il professor Tullio De Mauro il quale, da illustre linguista qual è, le parole per dirlo diversamente (e più morbidamente), volendo le troverebbe. "Una vergogna perché le opzioni sono troppe, e bisognerebbe semplificare. Un tempo c'erano la strada classica o quella tecnica: non dico fosse l'ideale, però oggi abbiamo intere generazioni allo sbando. Il vero problema sono gli adulti, i quali dovrebbero aiutare i bimbetti tredicenni a scegliere: secondo le ultime indagini, il 19,8 per cento dei grandi non possiede i requisiti minimi per orientarsi nelle decisioni, e addirittura il 41 per cento fatica a decifrare uno scritto, anzi una scritta. Formare gli adulti dovrebbe essere la prima preoccupazione del prossimo governo e Parlamento".

Ma perché i licei sono diventati così popolari? "Non certo per un improvviso amore verso Atene o Roma. Il merito è della signora Moratti, che quand'era ministro ipotizzò di regionalizzare le scuole tecniche lasciando allo Stato i licei: molti si rifugiarono lì, una fuga e non una scelta. Anche da parte degli insegnanti".

Ma perché si manda il figlio al liceo, e qualche volta all'Itis? Perché i genitori hanno studiato lì. Perché altri amici e compagni delle medie ci vanno, e mica vorremo separare le creature. Perché i prof delle medie qualcosa hanno consigliato (ma in troppi non li ascoltano). Perché si va per esclusione: chi odia la matematica finisce al classico, come se là non esistesse. Oppure perché qualche istituto scolastico si è fatto pubblicità meglio degli altri. È la famigerata macchina del "pof", il "piano dell'offerta formativa" che rappresenta ormai il contratto integrativo delle scuole.

Chi si vende meglio, o s'inventa il corso più fantasioso e allettante, si accaparra gli iscritti: e i numeri sono vitali da quando è stata introdotta l'autonomia che ha trasformato le scuole in piccole aziende, regalando loro soprattutto vezzi e vizi delle medesime, più che le virtù. "Una giungla che dicono dal ministero della pubblica istruzione, Fioroni aveva già in mente di snellire. Ma a questo punto non possiamo che augurarci che i futuri inquilini di viale Trastevere agiscano di conseguenza".

Ed eccoli, dunque, gli specchietti per intere famiglie di allodole. Corsi di archeologia, hitball (una specie di palla muro), bridge, vela, ascolto di musica jazz, lingua aggiuntiva, "patentini" (non per il motorino, ma ci si arriverà), corsi di recitazione all'accademia di arte drammatica (forse per simulare malanni in vista del compito in classe) e scambi culturali con annesso viaggio e soggiorno (anche sei mesi) dall'altra parte del mondo. Così la scuola italiana assomiglia un po' ad un'agenzia turistica, e un po' al famoso liceo "Marilyn Monroe" del film Bianca di Nanni Moretti, con la foto di Zoff appesa al muro invece di quella del presidente, e i ragazzini che hanno sempre ragione.

Ormai ci sono licei costretti al test d'ingresso sul modello universitario, perché scoppiano di iscritti: a dicembre è accaduto al civico liceo linguistico "Manzoni" di Milano, 600 aspiranti per 250 posti a disposizione, sessanta domande e due ore di tempo. Così i poveri tredicenni vengono spediti a scalare aoristi o equazioni con enormi incognite, senza tenere conto del mercato che vede restare vacanti 85 mila posti di lavoro ogni anno: le aziende cercano figure professionali intermedie e non le trovano, perché stanno tutte a studiare filosofia. Del resto Paola Mastrocola, insegnante e scrittrice, lo ripete da tempo: per uscire dall'impasse della crisi da superofferta scolastica "bisognerebbe dare pare dignità a tutti i tipi di scuola". E invece...

"Non lo diciamo noi, che forse saremmo di parte. Lo dice l'Unione Industriale". Il professor Nino Moro è da vent'anni il preside dell'istituto tecnico industriale "Pininfarina" di Torino. "E non è un problema di orientamento: spesso i genitori non pensano ai figli ma a loro stessi, e al molto ipotetico prestigio legato a una scuola piuttosto che ad un'altra. Ma i guai arrivano da lontano. Nel primo anno delle superiori, vengono al pettine tutti i nodi non sciolti dalla scuola media. Che, com'è noto, promuove tutti. Ma qui arrivano ragazzini che non sanno le quattro operazioni, e men che mai scrivere senza erroracci". Una zavorra, quella della scrittura, pesante come un'incudine e non certo privilegio degli Itis: la stragrande maggioranza dei laureandi non sa scrivere in italiano corretto, anche perché all'università è quasi scomparsa la prova scritta, sostituita spesso da quiz tipo patente di guida, e deve frequentare corsi specialistici prima di affrontare la tesi (per tacere dell'ultima sessione di esami per diventare procuratore, con centinaia di laureati in giurisprudenza capaci di strafalcioni clamorosi).

"La situazione è di vera emergenza" prosegue il preside del "Pininfarina". "Ragazzi che non sanno quasi nulla, seguiti pochissimo in casa, assai peggiorati anche nel comportamento verso compagni e professori. È così che l'allarme educativo e culturale si può trasformare in allarme sociale".

Tizio sbaglia scelta, Caio quasi. Uno studente su due dovrà frequentare i corsi di recupero, autentica novità "interna" della scuola italiana: ulteriore carico di lavoro per insegnanti, visti ancora come il male assoluto e non come le vittime di ragazzi, famiglie e Stato, quali spesso sono: sottopagati e sottoconsiderati (questo sempre). Regna sovrano il caos su organizzazione, gestione e retribuzione dei corsi medesimi, mentre tornano d'attualità le lezioni private, tassa che i genitori pagano dopo avere sbagliato scelta, loro e i loro pargoli. Pensarci prima, no?

Ma non è tutto così nero. C'è chi lavora molto su come indirizzare i ragazzini alla scelta. Ad esempio il liceo classico "Gioberti" di Torino, che negli ultimi anni ha visto il numero degli allievi in continua crescita. La professoressa Stefania La Manna fa parte della commissione orientamento. Più per i genitori o più per i figli? "Le famiglie s'informano parecchio, confrontano le offerte formative delle varie scuole e infine decidono. Noi effettuiamo incontri collettivi, e tutti i sabati mattina siamo a disposizione per colloqui individuali. Lo sforzo della nostra scuola è rendere più moderno il liceo classico: abbiamo un indirizzo tradizionale, e un altro con tre lingue straniere ma senza il greco. Per tutti più matematica e inglese, che si studia fino al quinto anno".

Ma perché si va così tanto al liceo? "Perché, nel timore di ventilati cambiamenti e riforme, si preferisce affidarsi alla tradizione culturale italiana". Ma non è che la scuola sia diventata troppo severa, per questi tredicenni? "Anzi, semmai è il contrario. Sono i ragazzini ad arrivare alle superiori meno attrezzati. Anche la possibilità di scelta è più ampia di un tempo, compresa quella di sbagliare. E non sarebbe male se i genitori ascoltassero con maggiore attenzione i consigli orientativi degli insegnanti delle medie". Tizio ne guadagnerebbe, e pure Caio.

Fonte: repubblica.it 30 gennaio 2008


 
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