, ***Tracy Chevalier***

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stefmas82
view post Posted on 14/1/2006, 01:34 by: stefmas82




La ragazza con l'orecchino di perla è stato un libro per me insolito, diverso dai libri che sono abituato a leggere; è un libro la cui storia può essere riassunta in tre righe o poco più, e il cuore del libro non è tanto quello che succede ma quello che pensano i personaggi, tutti visti con gli occhi della protagonista, che è la figura attorno a cui ruota tutto il romanzo.
La protagonista è una ragazza che si vede costretta, per i problemi economici della famiglia, ad andare a lavorare come serva (siamo nel XVII secolo) alle dipendenze di una famiglia più ricca, il cui capofamiglia è un pittore da cui lei rimane affascinata.
Il libro gioca molto su una serie di contrapposizioni, difficili da spiegare a chi non lo ha letto: Griet, questo il nome della ragazza, si trova all'inizio intrappolata tra la sua vecchia vita, la sua famiglia, e la sua nuova vita, che la costringe a vivere nella casa dei padroni. Si trova intrappolata tra una persona, il suo padrone, che la affascina, che le fa battere il cuore con il minimo sguardo o con la sua sola presenza, e il figlio del macellaio, un ragazzo che si è invaghito di lei e che vorrebbe sposarla. Al contrario di altri libri non è immediatamente chiaro quale sia la “scelta giusta”, nel senso che non è vero che uno dei due uomini sia descritto in modo positivo e l'altro in modo negativo, o che la ragazza non sia minimamente interessata al figlio del macellaio, anzi. Però la scrittrice ci fa capire qual è il contrasto che Griet ha dentro di se, cosa vorrebbe che accadesse (ma ha anche una sorta di paura che accada) e cosa invece accade, con lei che lo accetta anche se non è quello che vorrebbe fino in fondo. Ci fa capire come lei consideri la possibilità di stare con il figlio del macellaio, come non sia comunque insensibile alle sue attenzioni. Questo contrasto si riflette anche in una sorta di dualità tra la realtà e i quadri: Griet è da una parte legata alla realtà, ai suoi doveri, è intrappolata in una vita che il destino le ha riservato. Dall'altra parte, ogni volte che si trova nell'atelier, o che osserva un quadro del padrone, vive quasi in un sogno, si stacca dal mondo per entrare in una dimensione parallela.
A rafforzare questa idea contribuisce una scelta stilistica secondo me azzeccatissima, e cioè quella di non chiamare mai il padrone con il suo nome, ma chiamandolo sempre “Lui” o, appunto, “Il Padrone”, quasi che dargli un nome lo facesse uscire dall'alone di mistero in cui si trova, dal suo “mondo parallelo”. Questo mondo parallelo è ammesso anche dal pittore stesso, che alla domanda della moglie sul perché non le avesse mai fatto il ritratto risponde dicendo:”Tu e i bambini non fate parte di questo mondo, non ci entrate!”. Come se non bastasse, nelle ultime pagine, quando Griet guarda gli orecchini li descrive dicendo: “E nella loro rotondità grigia e bianca era riflesso un mondo”.
Il libro sembra semplice se letto superficialmente, ma in realtà è molto complesso, nel senso che ogni parola e ogni gesto dei protagonisti, anche il più piccolo, è pesato, è importante.
Altra contrapposizione forte è fra quello che la protagonista pensa e quello che dice o fa: molto spesso pensa o intuisce qualcosa ma non lo dice ad alta voce, o si comporta in modo diverso, non in linea con i suoi pensieri. Il fatto che la ragazza non si fidi di nessuno, non si voglia confidare e tenga tutto nascosto ai genitori fino a che non si sfoga con il fratello, è il simbolo di questo aspetto del carattere della protagonista. Altro aspetto caratterizzante è l'insicurezza, una sorta di “paura di non essere all'altezza dei propri desideri”.. Mi viene in mente la sua ossessione per non farsi vedere senza cuffia (E' ovvio che il tutto vada poi letto rispetto all'epoca in cui è ambientato il romanzo, ma certi atteggiamenti sono universali: il tenere lo sguardo basso, o non parlare in determinate situazioni sono segni del carattere di lei), con i capelli sciolti, con la cuffia che diventa un modo per nascondersi, per non essere vulnerabile, per non lasciarsi andare. E nel momento in cui lui la vede senza cuffia, in cui lui vede i suoi capelli sciolti, le sembra di non avere più nulla di prezioso da avere per se, e decide di concedersi a Pieter (il figlio del macellaio) senza pensare a quello che sarebbe successo. Da quest'episodio cambia anche il suo rapporto con il padrone, quasi che il sogno si fosse infranto.
Le ultime parole sono per il finale.. L’ho trovato particolarmente azzeccato, la scelta fatta dall’autrice è secondo me coerente con tutta la storia e con la situazione. Nelle ultime pagine ci si rende conto di come in effetti il padrone non l’avesse dimenticata, ma ancora una volta la cosa non è “reale”, e solo alla morte di lui lei viene a sapere che il pittore ha voluto rivedere il quadro prima della fine, e che desiderava che lei avesse per se gli orecchini. E quello che lei fa degli orecchini rappresenta una scelta, una chiusura con il mondo parallelo del quadro.
 
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