, ***Tracy Chevalier***

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Eli85
icon7  view post Posted on 23/10/2004, 00:22




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*Tracy Chevalier*

"Ecco il magico tocco di Tracy Chevalier:evocare un'epoca intera attraverso lo sguardo di personaggi perfettamente descritti."- The New York Times

"L'innocenza di una serva, le ossessioni di un artista.. Un avvincente romanzo sulla natura dell'amore e dell'arte che evoca meravigliosamente la vita del XVII secolo."- The New York Times

"Tracy Chevalier dona il soffio della vita al romanzo storico."- Independent


Tracy Chevalier è nata a Washington. Nel 1984 si è trasferita in Inghilterra, dove ha lavorato a lungo come editor. Con La ragazza con l'orecchino di perla (Neri Pozza, 2000) ha ottenuto, nei numerosi paesi in cui il libro è apparso, un grandissimo successo di pubblico e di critica. Bestsellers internazionali sono stati anche i suoi romanzi successivi: Quando cadono gli angeli (Neri Pozza, 2002) e La dama e l'unicorno (Neri Pozza, 2003). La Vergine azzurra è il suo primo romanzo.

LIBRI:

La Ragazza con L'orecchino di perla

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Delft, XVII secolo, una casa nella zona protestante della città… Griet, la giovane figlia di uno dei decoratori di piastrelle più rinomati di Delfi - privato, per un incidente, "degli occhi e del lavoro" - è in cucina, intenta a sistemare, com'è solita fare, le verdure tritate (cavolo rosso, cipolle, carote, rape e porri ordinati splendidamente a cerchio e, in mezzo, una rondella di carota), quando ode voci decisamente insolite nella casa di un modesto decoratore… voci che suggeriscono "immagini di tappeti preziosi, libri, perle e pellicce". Sull'uscio, compaiono improvvisamente due figure: un uomo dagli occhi grigi come il mare e un'espressione ferma sul volto lungo e spigoloso, e una donna - piccoli ricci biondi, sguardo che guizza qua e là nervosamente - che sembra portata dal vento, benché la giornata sia calma. Sono Johannes Vermeer, il celebre pittore, e sua moglie Katharina, gente ricca e influente, proveniente da vicino, dal Quartiere dei Papisti, eppure lontanissima da Griet e dal suo mondo.
Griet ha sedici anni e quel giorno apprende dalla voce della madre il suo destino: andrà a servizio dei Vermeer per otto stuiver al giorno, dovrà fare le pulizie nell'atelier del pittore, e dovrà agire delicatamente senza spostare né urtare nulla.
Romanzo che ci conduce con straordinaria precisione là dove l'arte è divisa dai fantasmi della passione soltanto da una linea sottile - tra Vermeer e Griet, l'artista e la serva, l'amato e l'amante, l'uomo potente e la giovane donna che non possiede altro che il suo incanto e la sua innocenza, si stabilisce un'intensa relazione fatta di sguardi, sospiri, frasi dette e non dette -, La ragazza con l'orecchino di perla ci offre anche alcune delle pagine più felici, nella narrativa contemporanea, sulla dedizione e sul coraggio femminile.
Griet è invisa a Katharina, gelosa della sua intima relazione col marito, è costretta a subire i rimproveri di Maria Thins, la suocera del pittore, a sfidare tutte le convenzioni dell'epoca, e tuttavia non cessa per un solo istante di ubbidire all'amore per l'arte e alla passione che la muove. Gesto inaudito per la morale del tempo, poserà con le labbra sensualmente dischiuse per quel ritratto di Vermeer (La ragazza col turbante) che è giunto fino a noi, e non cessa di stupirci per l'enigmaticità dello sguardo che vi è dipinto.

I giudizi della stampa:

"Uno dei più bei libri che abbia letto negli ultimi anni. Una storia di passione inespressa, condotta con una leggerezza maniacale, precisissima, sospesa, che lascia ammirati e sconcertati da tanta bravura." Roberto Cotroneo -L'Espresso

"Un romanzo alchemico che ha l'audacia di saldare in un unico copione la perlustrazione di una passione amorosa e la riflessione sull'ispirazione artistica."D di Repubblica

"La storia delicata di Griet, giovanissima serva di casa Vermeer, la sua scoperta di quanto può essere conturbante e potente l'arte, il suo aprirsi alla struggente crudeltà dell'amore." Grazia


Quando cadono gli angeli:
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Kitty Coleman non ha mai potuto sopportare quel "benedetto cimitero" dove ora si trova con Richard, suo marito, e Maude, la sua bambina. È così lugubre con i suoi obelischi egiziani, le guglie gotiche, le colonne, le fanciulle in lacrime, gli angeli, il granito e il marmo a profusione. Non ha mai tollerato nemmeno l'affettata esibizione del lutto che caratterizza i suoi connazionali.
Eccoli lì, oggi, gli Inglesi, alla fine del primo mese di gennaio del Novecento, tutti vestiti di nero! Certo, la Regina Vittoria è morta e il XIX secolo, il secolo della gloria dell'Impero, se n'è andato con lei. Ma perché addolorarsi soltanto? Perché non pensare che Edoardo "rappresenti molto meglio di sua madre" i tempi nuovi? Perché non accogliere con qualche speranza e, magari, qualche piccolo sentimento di gioia il secolo che viene?
Se soltanto conoscessero i suoi veri pensieri, Albert e Gertrude Waterhouse, i proprietari della tomba vicina a quella dei Coleman (quella tomba sormontata da un angelo tanto sproporzionato e melenso da far uscire di senno suo marito Richard) forse l'accuserebbero di "alto tradimento". Sono così perfetti nella loro normalità: lui con una barba rossiccia, un tipo tutto sorrisi, lei una di quelle donne con la vita sformata dalle gravidanze, e i capelli crespi che non stanno a posto nemmeno con le forcine. E poi quella figlia, Lavinia, che ha l'età di Maude e non smette nemmeno per un istante di premersi sugli occhi, con evidente compiacimento, un fazzoletto orlato di nero! È una bambina con bei capelli castani, ricci e lucidi che indossa un vestitino nero guarnito di crespo, assolutamente inadatto a una ragazzina della sua età. Kitty spera che Maude non le diventi troppo amica da imitarla, e farsi contagiare da quelle insopportabili svenevolezze. Ma sono tante le speranze di Kitty, troppe forse per il secolo che è appena cominciato…
Straordinario ritratto di un'epoca in cui le prime automobili sostituiscono i cavalli e l'elettricità soppianta l'illuminazione a gas, Quando cadono gli angeli ci riporta ai sogni e alle disillusioni della breve e dorata stagione edoardiana attraverso le accorate vicende di due famiglie che, contro la stessa volontà dei protagonisti, sono ineluttabilmente destinate a incrociarsi. Con la sua scrittura "precisissima, sospesa, che lascia ammirati e sconcertati da tanta bravura" (L'Espresso), l'autrice della Ragazza con l'orecchino di perla ci svela le passioni, i sogni e le disillusioni di "un tempo a noi lontano e, insieme, vicinissimo" (The Times) nel passaggio da un secolo all'altro

I giudizi della stampa:

"Ecco il magico tocco di Tracy Chevalier: evocare un'epoca intera attraverso lo sguardo particolare di personaggi perfettamente descritti." The New York Times

"Amore e morte in una meravigliosa evocazione dell'Inghilterra edoardiana." Daily Mail

"Come un romanzo di E. M. Forster filtrato attraverso una sensibilità moderna!"Library Journal


La Dama e l'Unicorno
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È un giorno della Quaresima del 1490 a Parigi, un giorno davvero particolare per Nicolas des Innocents, pittore di insegne e miniaturista conosciuto a corte per la sua mano ferma nel dipingere volti grandi come un'unghia, e al Coq d'Or e nelle altre taverne al di qua della Senna per la sua mano lesta con le servette di bell'aspetto.
Jean Le Viste, il signore dagli occhi come lame di coltello, il gentiluomo le cui insegne sono ovunque tra i campi e gli acquitrini di Saint-Germain-des-Prés, proprio come lo sterco dei cavalli, l'ha invitato nella Grande Salle della sua casa al di là della Senna e in quella sala disadorna, nonostante il soffitto a cassettoni finemente intagliato, gli ha commissionato non stemmi imponenti o vetrate colorate o miniature delicate ma arazzi per coprire tutte le pareti. Arazzi immensi che raffigurino la battaglia di Nancy, con cavalli intrecciati a braccia e gambe umane, picche, spade, scudi e sangue a profusione.
Una commissione da parte di Jean Le Viste significa cibo sulla tavola per settimane e notti di bagordi al Coq d'or, e Nicolas, che può resistere a tutto fuorché alle delizie della vita, non ha esitato un istante ad accettare.
Non ha esitato, però, nemmeno ad annuire davanti alla proposta di Geneviève de Nanterre, moglie di Jean Le Viste e signora di quella casa. Forse perché incantato dalle grazie di Claude, la giovane figlia dei Le Viste, una bellissima fanciulla dall'incarnato pallido, la fronte alta, il naso affilato e i capelli color miele, o forse perché intimorito dagli occhi neri come il ribes di Geneviève de Nanterre, Nicolas ha sorriso quando, nel chiuso della sua stanza, davanti a una finestra aperta che faceva da cornice a una splendida veduta di Saint-Germain-des-Prés, Geneviève gli ha ingiunto di non raffigurare cavalli, elmi o sangue sugli arazzi, ma una dama e un unicorno, simboli della seduzione, della giovinezza e dell'amore…
Attraverso la magia della narrazione, La dama e l'unicorno ci conduce davanti ai sogni, ai desideri e alle speranze che, alla fine del XV secolo nel nord della Francia, hanno generato una delle opere più misteriose e seducenti della storia dell'arte. Con la sua avvincente e impeccabile scrittura, un «torrente di immaginazione», capace di «convocare tutti i sensi» ( Guardian ), Tracy Chevalier ci mostra come la narrativa sia in grado di ridestare la forza poetica e il potere conturbante dell'arte.

I giudizi della stampa:

«Tracy Chevalier dona il soffio della vita al romanzo storico.»Independent


La Vergine Azzurra
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È un giorno della seconda metà del Cinquecento in un villaggio tra Mont Lozère e Florac, nella Francia meridionale. Come un velo sottile, la prima neve dell'inverno ha ricoperto la terra. Sotto il cielo color del peltro, il manto candido spicca sulle tegole di granito della chiesa. Sul sagrato, Monsieur Marcel, il predicatore calvinista, ha appena finito di parlare. Coi suoi abiti scuri, i capelli d'argento, le mani rossicce intrecciate dietro la schiena, si è avviato di buon passo su per la collina ammantata da un banco di nubi scure, senza voltarsi.
Dietro di sé ha lasciato l'incendio nelle menti e nei cuori. La folla, eccitata e rumorosa, è decisa a purificare la chiesa, a mondarla dal peccato, a liberarla dagli idoli.
Etienne Tournier, il giovane figlio dei Tournier, l'unica famiglia a possedere nel villaggio una Bibbia e un cavallo, agitando un rastrello, solleva lo sguardo minaccioso verso la statuetta della Vergine col Bambino che troneggia sul portone della chiesa. Poi, fissa i suoi occhi celesti in quelli di Isabelle du Moulin, la Rossa.
Il giorno in cui la Madonnina era stata messa nella nicchia, Isabelle era una bambina e sedeva ai piedi della scala della chiesa, mentre Jean Tournier, il padre di Etienne, non ancora convertito alla Verità di Calvino, dipingeva l'edicola di un azzurro vivido come il cielo terso della sera. Quand'ebbe finito, il sole, spuntando da una muraglia di nubi, rese quell'azzurro così splendente che Isabelle rimase a guardarlo rapita. Poi, i raggi inondarono le chiome della ragazza che anche dopo il tramonto conservarono lo scintillìo del rame. Così da quel giorno la chiamarono la Rossa , lo stesso nome che la gente aveva dato alla Vergine. Un nome diventato una maledizione da quando Monsieur Marcel era arrivato in paese con le macchie di tannino sulle mani e in bocca le parole di Calvino!
Mentre la figura del predicatore scompare sulla collina, Isabelle afferra il rastrello dalle mani di Etienne e, col fuoco che le incendia il ventre, colpisce con tutte le sue forze la statuetta!
Così si annuncia, in queste pagine, la fine della fanciullezza di Isabelle du Moulin, infranta come la statuetta della Vergine, e l'inizio del suo destino di donna. Un destino che resterebbe nascosto per sempre, se secoli dopo non arrivasse nel sud della Francia Ella Turner, l'americana che è perseguitata da uno strano sogno in cui le appare una veste azzurra, e per risolvere il mistero si ritrova tra le Cévennes, le isolate montagne dove ebbero origine i Tournier-Turner.
Straordinaria opera prima, La Vergine azzurra annuncia tutto il talento di Tracy Chevalier: la sua abilità nel rendere vive le epoche trascorse della storia e nel restituirci i più segreti tumulti e pensieri dell'animo umano.

I giudizi della stampa:

«Il primo romanzo di Tracy Chevalier… Straordinario! Un vero trionfo!» Time Out

Edited by Eli85 - 7/9/2007, 16:02
 
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Eli85
view post Posted on 23/10/2004, 00:35




L'INTERVISTA
Pittura e Scrittura: la penna ricostruisce ciò che l'occhio ha visto e la memoria dimenticato

Johannes Vermeer e La ragazza con l'orecchino di perla.

Il mistero, l'innocenza, l'incantamento di uno sguardo nell'opera del grande pittore olandese riletta da Tracy Chevalier

Di Valentina A. Mmaka


Tracy Chevalier, ha trentanove anni ma ne dimostra dieci di meno con il suo sorriso da adolescente. In otto mesi di scrittura intensa, la Chevalier ha ricostruito alcuni anni della vita del grande pittore olandese Johannes Vermeer. Di lui si conosce poco, figlio di mercanti d'arte sposato alla giovane e bella Catharina Bolnes e padre di dodici figli. Sono i suoi quadri a parlare della sua personalità, del suo mondo interiore, della sua capacità di rappresentare l'animo femminile nelle sue muliebri sfaccettature, personalità soggetta alla fascinazione di animi sensibili e innocenti, come quello di Griet la protagonista del romanzo di Tracy Chevalier La ragazza con l'orecchino di Perla edito in Italia da Neri Pozza.


Tracy quando hai iniziato a scrivere?
Ho iniziato quando avevo vent'anni, scrivevo racconti brevi. Avevo idee e volevo dare loro voce attraverso le parole.

Ti ricordi la prima cosa che hai scritto?
Sì, si trattava della storia di un uomo, Martin, ma non ricordo il contesto della storia. La prima vera storia che raccontai, invece, si intitolava Ginger, la storia di una donna che entra in preda all'ossessione a causa di una mummia egizia chiamata Ginger, vista al British Museum.

Tracy ho voglia di entrare subito nel merito del tuo ultimo romanzo La ragazza con l'orecchino di perla. Il titolo fa riferimento ad un noto dipinto del pittore olandese Johannes Vermeer La ragazza con il turbante. Come il poeta spagnolo Raphael Alberti animò i quadri del Museo del Prado realizzando una pièce teatrale, attraverso il tuo romanzo, hai animato un quadro. Come hai avuto l'idea di questo libro?
Ho sempre avuto una copia del quadro ovunque ho vissuto. Lo amo particolarmente perché è bello e misterioso. L'espressione sul volto della ragazza è così ambiguo - talvolta sembra sia contenta, tal'altra triste, qualche volta innocente e altre ancora seduttiva. Ho sempre cercato di immaginare a che cosa stesse pensando, e un giorno mi sono messa a pensare a cosa Vermeer avesse fatto per farla apparire così. Ho pensato che ci doveva essere una storia dietro all'apparenza, ma quando ho scoperto che non si sa nulla riguardo alla modella del quadro, ho deciso di creare io la storia di quella modella.

Che rapporto hai con la pittura? Voglio dire sei un'appassionata?
Il mio incontro con la pittura lo definirei piuttosto casuale. Amo l'arte, ma non più di molte altre persone. Tuttavia mi sono innamorata di Vermeer.

Johannes Vermeer è stato un pittore stimato, amato da Vincent Van Gogh e dallo scrittore francese Marcel Proust. Che cosa ti affascina dei suoi quadri?
Vermeer è capace di dipingere un mondo intero nel piccolo angolo di una stanza. I quadri sono belli e semplici ma anche molto complessi. Amo molto il suo modo di alternare le luci e i colori, così limpidi e sapientemente miscelati.

Quando hai guardato al dipinto di Vermeer per la prima volta, cosa hai letto nel volto della ragazza?
La primissima volta che lo vidi pensai solo che era bellissima, non mi domandai a che cosa stesse pensando. Successivamente mi venne in mente che stava desiderando qualcosa. Quella sensazione mi ha accompagnato per anni: "vuole qualcosa che non può avere."

Secondo te che cosa voleva catturare del suo sguardo?
Penso volesse cogliere la conflittualità che viveva dentro, sottolineando la sua bellezza e la sua innocenza.

Parliamo della "tua" Ragazza con l'orecchino di perla, Griet. Griet è una ragazza povera di famiglia protestante che si trova costretta a lavorare perché il padre avendo perso l'uso della vista in un incidente, non può più mantenere la famiglia. E così viene assunta in casa Vermeer come cameriera. Ti sei ispirata a qualche modello in particolare per creare la figura di Griet?
No, sapevo che era unica. Durante le mie ricerche ho appreso che le donne olandesi erano ossessionate dalla pulizia, così come caratteristica principale le ho attribuito la cura per la pulizia, l'ordine e la precisione.

A proposito di ricerche, che tipo di lavoro hai fatto dietro al tuo romanzo? Come hai raccolto le informazioni circa il periodo in cui visse Johannes Vermeer?
Ho letto molti libri e soprattutto ho studiato molti quadri olandesi dell'epoca. I quadri sono state le mie vere fonti di ricerca, i dettagli che vi scorgevo mi facevano esattamente comprendere lo stile di vita dell'epoca.

Ma torniamo a Griet. Tu hai scritto il romanzo in prima persona, scegliendo il punto di vista di Griet. Come mai? Perché non scegliere un narratore esterno?
Volevo che la storia fosse raccontata dal punto di vista di un personaggio giovane e innocente, di chi avesse vissuto uno sconvolgimento della sua vita a causa dell'arte. La storia raccontata da Griet ha molto più significato che non se raccontata da un narratore esterno - solo così possiamo vivere il suo intenso viaggio, molto di più che stare a guardare da fuori.

Ad un certo punto della storia, Griet, La ragazza con l'orecchino di perla, da semplice cameriera in casa Vermeer, diventa l'assistente personale del grande pittore, mescolando colori preparando le scene per i suoi quadri e tutto di nascosto. Come possiamo definire questo cambiamento nella sua vita? E' meglio dire che Griet era affascinata dalla grandezza di Vermeer o Vermeer dalla innocenza di Griet?
Decisamente Griet era affascinata dalla grandezza di Vermeer, o piuttosto era cosciente di essere affascinata da lui. Anche lui era incantato da lei e non tanto della sua innocenza quanto dal suo istintivo occhio artistico. Il loro è stato un incontro di menti ascetiche. Ma Vermeer non era così conscio dei suoi sentimenti per lei - provava qualcosa ma non si soffermò ad analizzare questo sentimento in modo da dargli una connotazione più precisa.

Nel tuo romanzo la storia si sviluppa sempre all'interno di un dualismo di contrapposizioni tra il mondo di Griet e quello di Vermeer. Griet è protestante, Vermeer cattolico; Griet è una cameriera, Vermeer un noto pittore; Griet una ragazza giovanissima, senza esperienza della vita, ingenua e Vermeer il suo opposto. Tutto, soprattutto se contestualizzato al XVII secolo, sembra dire l'impossibilità di ogni relazione tra questi due personaggi, tuttavia una sottile passione legò Griet e Vermeer. Cosa volevi dimostrare rappresentando questa "unione" seppur breve e platonica? Gli infiniti modi di amare? La rottura delle convenzioni? Il desiderio di nuove esperienze?
Secondo me il loro incontro è stato un incontro ascetico di due menti diverse. L'una poteva essere poco istruita, l'altro un intellettuale, tuttavia guardavano alle cose nello stesso modo. Vermeer lo capì fin dall'inizio quando andò a casa di Griet per conoscere la ragazza che sarebbe andata a servizio nella sua abitazione. Griet aveva un suo modo particolare di disporre le verdure a seconda del colore e delle sfumature. Da lì Johannes Vermeer intuì qualcosa. È vero molti erano i motivi che dividevano i due, ma potevano comunque condividere uno stesso modo di vedere il mondo.
I dipinti di Vermeer sono come una finestra, spesso non sei sicuro che ciò che vedi sia necessariamente ciò che stai guardando. Ecco il senso della prospettiva che aveva Griet.

Tra i quadri di Vermeer, La ragazza col turbante, presenta un particolare piuttosto sui generis: La modella indossa un turbante giallo e blu. Se andiamo a scavare nell'intera iconografia di Johannes Vermeer, e nella moda del XVII secolo in Olanda, non troviamo alcun riferimento a turbanti. Secondo te questo particolare ha un significato ben preciso o si tratta di un elemento del tutto casuale?
Non direi che si tratti di un elemento casuale. A quei tempi spesso i pittori dipingevano ispirandosi a modelle vestite in costume, con indumenti di epoche precedenti. Questo è ciò che penso, tuttavia non sono mai stata soddisfatta da tale risposta e così ho relazionato il turbante al pudore di Griet nel mostrare i suoi capelli. Griet non amava mostrare i capelli e così tolta la cuffia da cameriera, scelse per essere ritratta da Vermeer, un modo originale di coprire la testa.

Tracy, in tutti i tuoi libri c'è un comune denominatore: il passato. Falling Angles è ambientato nel 1901, The Virgin Blue fa riferimento ad una storia accaduta nel XVI secolo; La ragazza con l'orecchino di perla è ambientato nel XVII secolo. Come spieghi questo continuo riferimento al passato?
Preferisco scrivere del passato perché mi sento molto più a mio agio quando devo scegliere cosa è importante in una storia. Vivo la vita contemporanea ogni giorno e non sento la necessità di scriverne. Sono più interessata a scrivere di qualcosa che non conosco e di cui vorrei imparare.

Puoi dirmi secondo la tua esperienza quali sono i limiti della scrittura e della pittura?
Non posso esprimermi circa i limiti della pittura perché non sono un pittore. Ma il limite della scrittura lo avverto ogni giorno. Mi capita di avere un'idea o una storia in testa e sembra buona, ma quando la scrivo perde sempre qualcosa. Mi capita quando rileggo ciò che scrivo, vorrei sempre cambiare qualche cosa anche quando il libro è già pubblicato. Poi mi rendo conto che è impossibile scrivere la storia perfetta o il paragrafo perfetto o la frase perfetta.

Tracy che cosa fa di La ragazza con l'orecchino di perla un libro di successo?
Che domanda difficile! Talvolta penso che una fata sia venuta a spargere polvere magica sul libro e a farlo diventare un libro di successo.
Seriamente il successo è in parte dovuto al quadro, già noto: molte persone sono intrigate dal dipinto e vogliono scoprire la storia che c'è dietro di esso. E poi c'è anche il fatto che può essere letto da tutti, è un libro per tutti. Ho ricevuto moltissime lettere da tutto il mondo, da uomini e donne che lo hanno amato e anche da molti adolescenti, e questo mi ha piacevolmente sorpresa.

Riguardo al tuo libro è in corso un progetto per realizzarne un film. Come hai accolto questo interesse dell'industria cinematografica per il romanzo?
Da una parte sono stata contenta dall'altra anche un po' spaventata. Una parte di me è elettrizzata dal fatto che il mio libro verrà rappresentato sul grande schermo. L'altra parte, invece, detesta questo perché il libro è buono o mediocre a prescindere dall'interesse di un film. E poi ogni autore ha in mente il "suo" film tratto dal "suo" romanzo, spesso accade che quando il libro assume le vesti di un film, ci si accorge che non ha colto il senso profondo del libro. Tuttavia ho ceduto i diritti e starò ad aspettare seduta in poltrona che cosa succede.

Adesso parliamo un po' di te e del tuo rapporto con la scrittura. Che cosa ti spinge a scrivere un libro: un'idea, una storia, un personaggio?
Solitamente è qualcosa di visivo ad accendere un'idea. Per Falling Angels, è stato un cimitero e l'atmosfera che vi regnava; per il libro cui sto lavorando oggi, una serie di arazzi. Quando qualcosa mi colpisce è come una scintilla che prende fuoco nella mia testa e allora capisco che posso scriverci una storia.

Nel tuo romanzo La ragazza con l'orecchino di perla c'è una precisa attenzione ai particolari. Per molti scrittori i particolari sono quelli che caratterizzano lo stile di uno scrittore differenziandolo dagli altri. Nella tua esperienza di scrittrice, che cosa determina lo stile proprio di uno scrittore?
Altra domanda difficile. Io penso che ciò che differenzi gli scrittori sia la loro sensibilità al ritmo delle parole e delle frasi, sempre in equilibrio con ciò che devono significare profondamente, e il ritmo di una storia. Forse la compresenza di questi due ritmi è ciò che rende gli scrittori unici.

Tu hai studiato scrittura creativa con Malcom Bradbury e Rose Tremain. Adesso che sei diventata una scrittrice a tempo pieno, quanto ritieni ti sia stato utile frequentare quel corso?
Non è stato tanto utile allo specifico della mia scrittura, però ha rappresentato l'inizio di un cambiamento nella mia vita - dall'andare al lavoro a tempo pieno a diventare scrittrice a tempo pieno. L'anno del corso è stata la prima volta nella mia vita in cui tutto ciò che dovevo fare era scrivere. Avevo sufficiente tempo per pensare di scrivere un romanzo piuttosto che racconti brevi. È stato meraviglioso. Mi ha aiutato soprattutto a rispettare dei termini e a confrontarmi con un pubblico di lettori critici. Tuttavia ritengo che la mia scrittura sia migliorata con la pratica che di essa ho fatto.

I laboratori di scrittura creativa sono molto attivi anche in Italia, tuttavia storicamente sono una prerogativa di paesi come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti da dove molti scrittori sono passati come tappa obbligatoria della loro carriera. Secondo te come mai frequentarli è tipicamente inglese o americano?
Sinceramente non lo so. Forse è l'ottimismo americano che ti dice che puoi insegnare a te stesso tutto e fare tutto.

Quali sono le autrici a cui guardi quando scrivi?
Margareth Atwood, Toni Morrison, Anne Tyler.

Ci sono degli autori italiani che ti interessano?
Primo Levi e Italo Calvino.

Se potessi dare un suggerimento ad uno scrittore alle prime armi cosa gli diresti?
Gli direi: non scrivere di ciò che conosci (inteso di te stesso), ma scrivi di ciò a cui sei interessato. C'è un intero universo da esplorare.

A cosa stai lavorando in questo periodo?
Ad un romanzo su alcuni arazzi chiamati "La Dama" e "l'Unicorno", realizzati nel tardo XV secolo nel nord della Francia.

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Edited by Eli85 - 23/10/2004, 02:09
 
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Eli85
view post Posted on 23/10/2004, 00:38




PROGETTI FUTURI E PUBBLICAZIONI:

*Tracy Chevalier sta attualmente lavorando ad un libro che parlerà del poeta inglese Blake. La sua uscita dovrebbe essere per il 2005

*Il 4 novembre esce in Italia il primo libro di Tracy, "La vergine Azzurra", sempre edito da Neri Pozza

 
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Eli85
view post Posted on 23/10/2004, 00:52




Fatta qst "piccola" presentazione di qst autrice, mi pare giusto dirvi la mia personale impressione!
Io semplicemente *l'adoro*. E' la mia scrittrice preferita contemporanea, ha un modo di scrivere assolutamente incantevole, le storie che racconta sono bellissime e dire che nascono dalla sua mente solo avendo visto un quadro.. L'arte che le ispira tutto!
MI piacciono i suoi personaggi, così ricchi di sfaccettature, non ci sono eroi o cattivi nei romanzi di Tracy Chevalier, nè protagonisti nè antagonisti.. sono semplici racconti ambientati nel passato.. Mi piace il suo stile così moderno e frizzante che contraddice (solo apparentemente) le ambientazioni e le epoche in cui i suoi romanzi sono ambientati.
E' bellissimo il modo in cui riesce a descrivere la nascita di un quadro, ti sembra davvero di averlo sotto gli occhi.
Si vede qnt lavoro e studi ci sono dietro le sue storie.
Trovo che sia una grandissima autrice, conosciuta purtroppo solo perchè han fatto un film (nemmen tanto riuscito) de "La ragazza con l'orecchino di perla"..

Io ho letto tutti e tre i suoi libri, aspetto ansiosamente l'uscita del suo nuovo libro su Blake e corro in libreria appena esce (il 5) il suo primo romanzo! (nn ci speravo più lo pubblicassero in Italia!)
Non saprei dire quale è il mio preferito, sono tutti e 3 di ottimo livello e mi hanno presa moltissimo!
Nonostante io legga molto, non sono una di quelle persone che finisce un libro in un giorno, di norma mi piace scoprirlo lentamente, ma con i suoi libri non ci riesco! La sera dello stessi giorno in cui ne inizio uno devo finirlo! Mi prendono davvero molto!
Mi piace anche il modo originale di scriverli:
"Quando cadono gli angeli" è scritto come una specie di diario personale di ogni personaggio.. così come "La Dama e L'unicorno" in cui in ogni capitolo il narratore è un personaggio diverso..

E' davvero una grandissima autrice! E leggendo la sua intervista (ne ho letta anche un'altra, appena riesco a ritrovarla la posto) mi ritrovo in accordo in tante cose!
Sa esprimersi in modo chiaro e affascinante!

Ve la consiglio caldamente!!

Qualcuno di voi la conosce e ha letto qualcosa di suo?

Edited by Eli85 - 23/10/2004, 02:00
 
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Piccirulla
view post Posted on 23/10/2004, 10:25




Mi sono piaciuti tutti e tre! La trovo una bravissima scrittrice, originale, poetica eppure realistica!
Si vede che dietro le sue opere c'è una minuziosa ricerca della vita del tempo, costumi e tradizioni!
Il mio preferito è stato Quando cadono gli angeli, più che altro per i personaggi e per una leggera venatura di positività che manca negli altri libri! Non ci sono buoni e cattivi, non esistono divisioni nette, ogni individuo ha il suo lato buono e cattivo, a volte solo cattivi, mai tutti buoni! I personaggi sono davvero ben caratterizzati, la loro psicologia intendo! E' proprio evidente la mentalità ristretta e i limiti dell'epoca, la sottomissione delle donne, il loro ruolo marginale eppure fondamentale per la vita di tutti i giorni! Non contavano nulla eppure erano loro a mandare tutto avanti! E cercavano in qualche modo di avere un loro spazio, anche se piccolissimo (come quello di aiutare il pittore) e a costo di enormi sacrifici! Cercavano nel loro piccolo di ribellarsi al mondo, di far sentire la loro esistenza, la loro voce!
Non vedo l'ora di leggere il suo primo libro!! Ele ha detto che lo compra appena esce!!
 
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Cry85
view post Posted on 23/10/2004, 13:04




Ma la Vergine Azzurra lo avete letto?? Mi pare di no!!!!

Bene so cosa regalarviiiii

Ely mi parla sempre di Tracy e mi vuole convincere a leggere uno dei suoi libri. E' la sua scrittrice preferita.
Io non posso dire molto, xchè nn avendo letto nessuno dei suoi libri, ne ho visto il film, non la conosco x niente...se un giorno la leggerò, qualcosa vi dirò

 
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Eli85
view post Posted on 26/10/2004, 01:57




Vi posto dei brani da "La ragazza con l'orecchino di perla", cos' magari vedete se vi piace e vi incuriosisce

Brani tratti da "La ragazza con l'orecchino di perla"

(Johannes Vermeer e la moglie Catharina Bolnes vanno a conoscere Griet nella sua casa al quartiere protestante di Delft)


(...)
"L'uomo mi osservava, gli occhi grigi come il mare. Aveva un volto lungo e spigoloso, un'espressione ferma, in contrasto con quella della moglie, che guizzava come la fiammella di una candela. Non aveva né barba né baffi, il che mi piaceva perché gli dava un aspetto lindo. Sotto al mantello nero indossava una camicia bianca con un elegante colletto di pizzo. Portava un cappello calcato sui capelli, che erano rossi come i mattoni bagnati dalla pioggia.
"Che cosa stavi facendo, Griet?" chiese.
Quella domanda mi stupì, ma ebbi la presenza di spirito di non darlo a vedere. "Stavo tritando le verdure, signore. Per la minestra. "
Avevo l'abitudine di sistemare le verdure in cerchio, ciascuna in uno spicchio come una fetta di torta. C'erano cinque fette: cavolo rosso, cipolle, porri, carote, rape. Mi ero servita della lama d'un coltello per dare la forma a ciascuna fetta, e nel centro vi avevo piazzato una rondella di carota.
L'uomo picchiettò col dito sul tavolo. "Le hai disposte secondo l'ordine in cui vanno nella pentola?" si informò, osservando la ruota.
"No, signore." Esitai. Non sapevo spiegare perché avessi messole verdure in quel modo. Le disponevo così istintivamente , come sentivo che dovevano stare, ma ero troppo intimorita per dirlo a un signore.
"Vedo che i bianchi li hai messi distanti l'uno dall'altro", osservò indicando le rape e le cipolle. "E poi l'arancione e il violetto non sono vicini. Perché mai?" Prese un ritaglio di cavolo e un pezzetto di carota e li scosse nella mano come avrebbe fatto con due dadi.
Rivolsi lo sguardo a mia madre, che mi fece un leggero cenno di incoraggiamento.
"Quei colori fanno a pugni quando sono vicini, signore." (...)

*************************

(Johannes Vermeer e Griet discutono sui colori)

Non avevo mai visto dipingere un quadro fin dall'inizio. Credevo che si incominciasse subito a raffigurare quello che si vedeva, mettendo i colori com'erano.
Fu lui a insegnarmi tutto.
Diede inizio al quadro della figlia del fornaio stendendo una mano di grigio chiaro sulla tela bianca, poi tracciò dei segni rossastri per abbozzare la ragazza, il quadro, la brocca, la finestra e la carta geografica, ciascuno al suo posto. A quel punto pensai che avrebbe incominciato a dipingere le cose com'erano: il viso della ragazza, una gonna blu, un corsetto giallo e nero, una carta geografica color nocciola, una brocca nella sua bacinella d'argento, una parete bianca. Stese invece delle chiazze, una nera dove doveva esserci la gonna, una ocra dove c'erano il corsetto e la carta appesa, una rossa per la brocca e la bacinella, una grigia per il muro. Erano colori sbagliati: nessuno di essi era il colore giusto dell'oggetto da raffigurare. Lavorò a lungo su questi colori che io definivo sbagliati.
Di tanto in tanto la ragazza veniva e passava delle ore, una dopo l'altra, in piedi al suo posto, eppure, quando il giorno dopo guardavo il quadro, non vedevo nulla di più e nulla di meno del giorno precedente. C'erano solo chiazze di colore che, per quanto le studiassi, non raffiguravano alcun oggetto. Sapevo che cosa avrebbero dovuto rappresentare, perché spolveravo gli oggetti stessi, e perché sapevo che cosa aveva indosso la ragazza quando un giorno l'avevo spiata mente si infilava il corsetto giallo e nero di Catharina nella sala grande.
Ogni mattina estraevo di malavoglia dai cassetti i colori che lui mi ordinava. Un giorno vi aggiunsi anche un azzurro. La seconda volta che lo misi mi disse: "Non l'oltremare, Griet, solo i colori che ti ho chiesto io. Perché mi hai messo anche quello, che non ti avevo chiesto?" Era contrariato.
"Chiedo scusa, signore. E' solo che ..." presi fiato tirando un profondo respiro "... la ragazza ha una gonna azzurra, pensavo che vi serviva quel colore, che non l'avreste lasciata nera".
"Quando sarà il momento te lo chiederò".
(...)
Aprì la finestra centrale, inondando la stanza di aria fredda.
"Vieni qui, Griet".
Deposi lo strofinaccio sul davanzale e gli andai accanto.
"Guarda fuori dalla finestra".
Ubbidii. Era un giornata di vento, con nuvole che viaggiavano e andavano a nascondersi dietro la torre della Chiesa Nuova.
"Di che colore sono quelle nubi?"
"Be' , bianche, signore".
Inarcò leggermente le sopracciglia. "Ne sei sicura?"
Le guardai di nuovo. "E grigie. Forse nevicherà".
"Ma via, Griet, sforzati un po'. Pensa alle verdure di quella volta a casa tua".
"Le verdure, signore?"
Scrollò leggermente la testa. Lo stavo scontentando di nuovo. Serrai le mascelle.
"Pensa a come avevi separato le verdure bianche, le rape e le cipolle. Sono dello stesso bianco?"
All'improvviso capii. "No, le rape hanno dentro un po' di verde, le cipolle un po' di giallo".
"Proprio così, E adesso che colori vedi nelle nuvole?"
"Dentro c' è anche un po' di azzurro, " aggiunsi dopo averle osservate per qualche minuto. "E ... di giallo. E c'è del verde, anche!" Mi entusiasmai a tal punto che le indicai col dito. Le nuvole le avevo guardate in tutta la mia vita, ma in quel momento ebbi l'impressione di vederle per la prima volta.



 
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Eli85
view post Posted on 3/12/2004, 01:21




Ho finalmente finito di leggere La vergine Azzurra, l'ultimo romanzo pubblicato in Italia di Tracy Chevalier ma in realtà il suo primo libro, scritto (se non erro) nel 1997.
Devo dire con delusione che però non mi ha convinto affatto.. Inizia bene, infatti ne ero molto entusiasta, sembrava sulla scia e lo stile degli altri tre libri, ma poi comincia a perdersi.. La storia è un pò confusionaria e noiosa in alcuni punti, la protagonista poi mi sta davvero antipatica verso la secondà metà del libro!! Quindi non mi è piaciuto granchè, non è completamente da buttare, ma sicuramente il peggiore di Tracy CHevalier, gli altri 3 che ha scritto sono decisamente meglio

Voto: 6 e mezzo

Bye
Eli
 
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SurvivorJT
view post Posted on 9/12/2004, 02:25




io ho letto solo "la ragazza con l'orecchino di perla" che mi hanno regalato per lo scorso natale, mi è piaciuto molto (molto meglio del film che invece è un pò noioso).. se dici che gli altri sono belli ugualmente, vedrò di farmene regalare un altro per questo natale

Ciao
Rachele
 
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stefmas82
view post Posted on 14/1/2006, 01:34




La ragazza con l'orecchino di perla è stato un libro per me insolito, diverso dai libri che sono abituato a leggere; è un libro la cui storia può essere riassunta in tre righe o poco più, e il cuore del libro non è tanto quello che succede ma quello che pensano i personaggi, tutti visti con gli occhi della protagonista, che è la figura attorno a cui ruota tutto il romanzo.
La protagonista è una ragazza che si vede costretta, per i problemi economici della famiglia, ad andare a lavorare come serva (siamo nel XVII secolo) alle dipendenze di una famiglia più ricca, il cui capofamiglia è un pittore da cui lei rimane affascinata.
Il libro gioca molto su una serie di contrapposizioni, difficili da spiegare a chi non lo ha letto: Griet, questo il nome della ragazza, si trova all'inizio intrappolata tra la sua vecchia vita, la sua famiglia, e la sua nuova vita, che la costringe a vivere nella casa dei padroni. Si trova intrappolata tra una persona, il suo padrone, che la affascina, che le fa battere il cuore con il minimo sguardo o con la sua sola presenza, e il figlio del macellaio, un ragazzo che si è invaghito di lei e che vorrebbe sposarla. Al contrario di altri libri non è immediatamente chiaro quale sia la “scelta giusta”, nel senso che non è vero che uno dei due uomini sia descritto in modo positivo e l'altro in modo negativo, o che la ragazza non sia minimamente interessata al figlio del macellaio, anzi. Però la scrittrice ci fa capire qual è il contrasto che Griet ha dentro di se, cosa vorrebbe che accadesse (ma ha anche una sorta di paura che accada) e cosa invece accade, con lei che lo accetta anche se non è quello che vorrebbe fino in fondo. Ci fa capire come lei consideri la possibilità di stare con il figlio del macellaio, come non sia comunque insensibile alle sue attenzioni. Questo contrasto si riflette anche in una sorta di dualità tra la realtà e i quadri: Griet è da una parte legata alla realtà, ai suoi doveri, è intrappolata in una vita che il destino le ha riservato. Dall'altra parte, ogni volte che si trova nell'atelier, o che osserva un quadro del padrone, vive quasi in un sogno, si stacca dal mondo per entrare in una dimensione parallela.
A rafforzare questa idea contribuisce una scelta stilistica secondo me azzeccatissima, e cioè quella di non chiamare mai il padrone con il suo nome, ma chiamandolo sempre “Lui” o, appunto, “Il Padrone”, quasi che dargli un nome lo facesse uscire dall'alone di mistero in cui si trova, dal suo “mondo parallelo”. Questo mondo parallelo è ammesso anche dal pittore stesso, che alla domanda della moglie sul perché non le avesse mai fatto il ritratto risponde dicendo:”Tu e i bambini non fate parte di questo mondo, non ci entrate!”. Come se non bastasse, nelle ultime pagine, quando Griet guarda gli orecchini li descrive dicendo: “E nella loro rotondità grigia e bianca era riflesso un mondo”.
Il libro sembra semplice se letto superficialmente, ma in realtà è molto complesso, nel senso che ogni parola e ogni gesto dei protagonisti, anche il più piccolo, è pesato, è importante.
Altra contrapposizione forte è fra quello che la protagonista pensa e quello che dice o fa: molto spesso pensa o intuisce qualcosa ma non lo dice ad alta voce, o si comporta in modo diverso, non in linea con i suoi pensieri. Il fatto che la ragazza non si fidi di nessuno, non si voglia confidare e tenga tutto nascosto ai genitori fino a che non si sfoga con il fratello, è il simbolo di questo aspetto del carattere della protagonista. Altro aspetto caratterizzante è l'insicurezza, una sorta di “paura di non essere all'altezza dei propri desideri”.. Mi viene in mente la sua ossessione per non farsi vedere senza cuffia (E' ovvio che il tutto vada poi letto rispetto all'epoca in cui è ambientato il romanzo, ma certi atteggiamenti sono universali: il tenere lo sguardo basso, o non parlare in determinate situazioni sono segni del carattere di lei), con i capelli sciolti, con la cuffia che diventa un modo per nascondersi, per non essere vulnerabile, per non lasciarsi andare. E nel momento in cui lui la vede senza cuffia, in cui lui vede i suoi capelli sciolti, le sembra di non avere più nulla di prezioso da avere per se, e decide di concedersi a Pieter (il figlio del macellaio) senza pensare a quello che sarebbe successo. Da quest'episodio cambia anche il suo rapporto con il padrone, quasi che il sogno si fosse infranto.
Le ultime parole sono per il finale.. L’ho trovato particolarmente azzeccato, la scelta fatta dall’autrice è secondo me coerente con tutta la storia e con la situazione. Nelle ultime pagine ci si rende conto di come in effetti il padrone non l’avesse dimenticata, ma ancora una volta la cosa non è “reale”, e solo alla morte di lui lei viene a sapere che il pittore ha voluto rivedere il quadro prima della fine, e che desiderava che lei avesse per se gli orecchini. E quello che lei fa degli orecchini rappresenta una scelta, una chiusura con il mondo parallelo del quadro.
 
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Eli85
view post Posted on 14/1/2006, 02:54




Wow, non ho mai letto una descrizione più minuziosa e dettagliata happy.gif
Io adoro questo libro, lo comprai a suo tempo perchè ne avevo sentito parlare bene, ma di certo non pensavo che mi prendesse così tanto, talmente tanto da diventare uno dei miei libri preferiti in assoluto! Mi ricordo ancora i pomeriggi di due anni fa passati a leggerlo tutto di un fiato, invece di stare a studiare sui libri di scuola tongue.gif
Come hai detto tu, una delle caratteristiche più belle di Tracy Chevalier è di non rendere i suoi personaggi nè eroi nè vittime. La stessa protagonista viene descritta sia in una luce positiva, che in una più oscura e ambivalente!
Ammirevole sicuramente il modo in cui la scrittrice descrive la nascita del ritratto, come viene preparato... è qualcosa che ti vedi nascere sotto gli occhi! E poi quando si tratta di riguardare quella copertina, laguardi sotto una nuova luce, osservando tanti piccoli dettagli a cui non avevi fatto caso, come per esempio l'espressione della ragazza.
Un'altra delle cose che più mi ha affascinata, sicuramente è questo rapporto che si viene ad instaurare tra Griet e il padrone. Rimane qualcosa di non detto, mai, fino alla fine... Non c'è neanche un bacio tra i due, eppure l'attrazione che li lega è palpabile. Ed ovviamente è inutile dire che quando parlo di attrazione non mi riferisco a un'attrazione fisica (o almeno non solo), ma qualcosa di più profondo e difficile da spiegare. E' come se solo Griet fosse riuscita ad entrare in quel magico mondo, parallelo come hai detto tu Stef, in cui vive il pittore. Lei, un'umile serva, che riesce a guardare e vedere le cose esattamente come le vede lui.
Infine mi piace come la Chevalier descrive i personaggi femminili. Fragili e sensibili, ma al contempo molto determinati e con una forte personalità, che quasi stona con l'idea che ci siamo fatte delle donne dell'epoca. Sicuramente la scrittrice ha voluto riscattare un mondo, quello femminile, per tanto tempo sottovalutato o addirittura ignorato.
A dire il vero dovrei rileggerlo questo libro, ormai sono passati già due anni da quando l'ho letto e magari tanti dettagli adesso mi sfuggono!

Ad ogni modo Stef se ti è piaciuto questo libro, ti consiglio vivamente di leggere anche "La dama e l'unicorno" e "Quando cadono gli angeli", sono allo stesso identico livello del primo. Tutt'ora non riesco ancora a decidere quale tra i tre è il mio preferito!!!

Edited by Eli85 - 14/1/2006, 02:56
 
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stefmas82
view post Posted on 14/1/2006, 03:08




CITAZIONE
Wow, non ho mai letto una descrizione più minuziosa e dettagliata happy.gif


In effetti ho scritto un po' troppo... tongue.gif

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Mi ricordo ancora i pomeriggi di due anni fa passati a leggerlo tutto di un fiato, invece di stare a studiare sui libri di scuola tongue.gif


Vabbé, per non studiare va bene qualsiasi libro. laugh.gif

CITAZIONE

Infine mi piace come la Chevalier descrive i personaggi femminili. Fragili e sensibili, ma al contempo molto determinati e con una forte personalità, che quasi stona con l'idea che ci siamo fatte delle donne dell'epoca. Sicuramente la scrittrice ha voluto riscattare un mondo, quello femminile, per tanto tempo sottovalutato o addirittura ignorato.


Questo a mio parere è vero solo in parte. E' verissimo per quanto riguarda alcune figure, come ad esempio Maria Thins, figura responsabile, saggia, nel complesso positiva; è vero anche nella moglie del pittore, che se da una parte ci viene presentata in maniera molto diversa è comunque una donna convinta e risoluta, che sa quel che vuole, così come in alcune delle figlie. Meno vero per altre figure più marginali, come ad esempio la madre di Griet o Tanneke, soprattutto la prima, che invece a mio parere mostra la mentalità stereotipata della donna dell'epoca. Griet è un personaggio troppo sfaccettato per inserirlo in uno di questi schemi, anche se si avvicina più al primo che al secondo.

CITAZIONE


Come hai detto tu, una delle caratteristiche più belle di Tracy Chevalier è di non rendere i suoi personaggi  nè eroi nè vittime. La stessa protagonista viene descritta sia in una luce positiva, che in una più oscura e ambivalente!


Questo è uno degli aspetti migliori del modo in cui è scritto il romanzo: l'autrice è brava a raccontare la storia senza esprimere alcun giudizio, e il suo punto di vista traspare da quello che pensano, dicono o fanno i personaggi, non viene "imposto" al lettore.

CITAZIONE

Un'altra delle cose che più mi ha affascinata, sicuramente è questo rapporto che si viene ad instaurare tra Griet e il padrone. Rimane qualcosa di non detto, mai, fino alla fine...

Di questo ho già parlato anche troppo laugh.gif

CITAZIONE

Ad ogni modo Stef se ti è piaciuto questo libro, ti consiglio vivamente di leggere anche "La dama e l'unicorno" e "Quando cadono gli angeli", sono allo stesso identico livello del primo. Tutt'ora non riesco ancora a decidere quale tra i tre è il mio preferito!!!


vedremo, vedremo.. tongue.gif

Edited by stefmas82 - 14/1/2006, 03:08
 
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Eli85
view post Posted on 14/1/2006, 04:05




CITAZIONE
Questo a mio parere è vero solo in parte. E' verissimo per quanto riguarda alcune figure, come ad esempio Maria Thins, figura responsabile, saggia, nel complesso positiva; è vero anche nella moglie del pittore, che se da una parte ci viene presentata in maniera molto diversa è comunque una donna convinta e risoluta, che sa quel che vuole, così come in alcune delle figlie. Meno vero per altre figure più marginali, come ad esempio la madre di Griet o Tanneke, soprattutto la prima, che invece a mio parere mostra la mentalità stereotipata della donna dell'epoca. Griet è un personaggio troppo sfaccettato per inserirlo in uno di questi schemi, anche se si avvicina più al primo che al secondo.


Secondo me invece è proprio sua intenzione porre l'attenzione sulla psicologia femminile di quell'epoca. Ovviamente non lo fa con tutti i personaggi femminili, ma lo fa, in modo egregio, con la protagonista, Griet.
Non sviluppa nessun altro personaggio maschile in modo così completo e sfaccettato come fa con le sue protagoniste femminili, e non mi riferisco solo a "La ragazza con l'orecchino di perla"

Quel "Vedremo, vedremo" finale mi fa pensare che in fondo non ti sia poi piaciuta molto! tongue.gif Puoi dirlo, non ti mangio rolleyes.gif tongue.gif laugh.gif
 
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stefmas82
view post Posted on 14/1/2006, 04:30





CITAZIONE
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Questo a mio parere è vero solo in parte. E' verissimo per quanto riguarda alcune figure, come ad esempio Maria Thins, figura responsabile, saggia, nel complesso positiva; è vero anche nella moglie del pittore, che se da una parte ci viene presentata in maniera molto diversa è comunque una donna convinta e risoluta, che sa quel che vuole, così come in alcune delle figlie. Meno vero per altre figure più marginali, come ad esempio la madre di Griet o Tanneke, soprattutto la prima, che invece a mio parere mostra la mentalità stereotipata della donna dell'epoca. Griet è un personaggio troppo sfaccettato per inserirlo in uno di questi schemi, anche se si avvicina più al primo che al secondo.


Secondo me invece è proprio sua intenzione porre l'attenzione sulla psicologia femminile di quell'epoca. Ovviamente non lo fa con tutti i personaggi femminili, ma lo fa, in modo egregio, con la protagonista, Griet.
Non sviluppa nessun altro personaggio maschile in modo così completo e sfaccettato come fa con le sue protagoniste femminili, e non mi riferisco solo a "La ragazza con l'orecchino di perla"


Beh, può darsi.. Anche il fatto di aver scelto come protagonista unico un personaggio femminile può essere indice di questo. Dico protagonista unico perché degli altri personaggi, il padrone in primis, non si ha in realtà una visione "oggettiva", nel senso che lui ci viene presentato solo per quello che fa in relazione a Griet, e difficilmente vediamo la vita reale.. Di lui ci viene presentato solo l'universo parallelo di cui parlavo.
per gli altri libri non mi posso pronunciare. tongue.gif

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Quel "Vedremo, vedremo" finale mi fa pensare che in fondo non ti sia poi piaciuta molto! tongue.gif  Puoi dirlo, non ti mangio rolleyes.gif  tongue.gif  laugh.gif


Non ho così paura di te... tongue.gif

No, a parte gli scherzi.. Mi è piaciuto sul serio, non me lo aspettavo. Ero abbastanza diffidente perché come ho detto non è il genere di libro che sono abituato a leggere, però mi è piaciuto.
 
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stefmas82
view post Posted on 15/2/2006, 18:48




La dama e l'unicorno

Anche questo libro mi è piaciuto, anche se forse è inferiore, a mio parere, rispetto alla ragazza con l'orecchino di perla. Lo stile utilizzato dall'autrice è molto particolare, non si ha un unico narratore, ma l'evolversi della storia ci viene mostrato da diverse angolature, raccontato di volta in volta da un personaggio diverso. Mentre nella regazza con l'orecchino la protagonista è sempre al centro della vicenda, qui la storia
ruota intorno al pittore Nicolas, e contrariamente a quanto avviene nell'altro romanzo non ci viene tanto presentato con i suoi pensieri e le sue paura, quanto invece con i suoi comportamenti e con i suoi atteggiamenti.
Non che questo non avvenisse per Griet, ma qui manca una forte componente riflessiva che invece nell'altro romanzo la faceva da padrone. Componente che invece è presente quando si alternano nella narrazione altre figure, soprattutto quelle femminili.
La storia ruota intorno alla realizzazione di alcuni arazzi, che raccontano dell'innamoramento della dama e dell'unicorno, e su questo tema ruota tutto il romanzo.
Anche l'evolversi della storia è atipico, perché, in maniera simile a quella dell'altro romanzo (mi rendo conto che mi sto riferendo sempre a quello, ma mi viene spontaneo tongue.gif), quello che ci viene raccontato è la situazione reale, non la classica storia a lieto fine in cui tutto va bene... Le scelte finali sono sempre caratterizzate da uno scendere a compromessi, da uno scegliere il male minore, anche se questo non significa che non ci sia spazio per i gesti d'amore, come quello di Philippe che decide di sposare Alienor. Lo stesso protagonista non ha una donna amata, ma è diviso tra la stessa Alienor, con cui quasi gioca, e Claude, che per lui resta sempre una sorta di sogno ma per la quale non è pronto a rischiare tutto. Più che sogno a tratti sembra più un capriccio, un qualcosa che vuole perché non può avere.
L'autrice mette bene in evidenza la condizione della donna dell'epoca, e ci pone di fronte a figure ben caratterizzate, mai completamente positive o negative, alcune che sono costrette ad accettare il fato che viene loro imposto, altre che sono padrone della propria vita e riescono ad ottenere quello che vogliono. Tra le prime mi vengono in mente la moglie di Le Viste, che si trova bloccata da un marito che non la ama e che è arrabbiato con lei perché non gli ha dato un'erede, e quando vede i quadri del pittore si rende conto che gli sguardi sognanti
delle dame che vi sono rappresentati per lei non sono che un ricordo. Vorrebbe chiudersi in convento, ma il marito non glie lo permette, e così rimane intrappolata in una vita che non vuole. Un po' diverso è il discorso per Claude, che se non altro si dà da fare per cercare di cambiare la propria condizione, ma non si può ribellare al volere della famiglia, e quando alla fine rivedrà Nicolas lui si accorgerà che il suo sguardo non è più quello di una volta, che lei non è più la ragazza felice che lui aveva conosciuto, e l'addio che si danno sotto il tavolo al banchetto in onore di lei e dello sposo è in netta contrapposizione con l'impeto di passione che aveva
accompagnato il primo incontro, anche se lei gli dice che si prenderà cura di sua figlia.
Tra le figure "positive" si hanno invece Alienor, che nonostante la sua condizione decide di sottrarsi al matrimonio che non desiderava concedendosi a Nicolas, di cui porterà il figlio in grembo. E alla fine sposa Philippe, che comunque la ama e le vuole bene; si ha anche Christine, che è l'unica che comprende Alienor, che fa di tutto per renderla felice, che lotta sempre per quello che vuole, non ha paura a dirlo o ad agire per ottenerlo, e credo che alla fine sia il personaggio che ne esce meglio.
In definitiva, benché il protagonista sia Nicolas, in realtà non c'è una sola figura centrale, ma un intreccio di vite raccontate in maniera semplice, senza un giudizio o un ideale di fondo da trasmettere. Non male come libro! smile.gif
 
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21 replies since 23/10/2004, 00:22   285 views
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